martedì 19 marzo 2013

OSCAR GIANNINO risponde a ZINGALES e commenta l'attuale STATO

Ho ricevuto questa lettera da parte del Coordinamento FARE Lazio, purtroppo non sono riuscito a trovare la fonte (il pc mi s'è impallato) e me ne scuso; tuttavia lo pubblico perchè rappresenta certamente domande condivisibili e amare riflessioni cui ognuno di noi deve dare una risposta....ma quale?

OSCAR GIANNINO risponde a Zingales

Ho letto la nuova esternazione di un fondatore di Fare sulle note vicende intervenute, le mie bugie, e la natura stessa del movimento che abbiamo messo in piedi. Questa volta, non sto zitto. Non ho alcuna intenzione di esprimere opinioni offensive, ma di invitare tutti a usare toni commisurati alla realtà. Preferisco esprimermi per brevi punti, senza annoiare:

- quanto ai fatti, ripeto che personalmente ho dichiarato all'Ansa per primo di non avere titoli accademici, mentre le esternazioni pubbliche di fondatori sono venute dopo. Idem dicasi per la mia decisione di dimissioni.
porsi il problema di come gestire la cosa a cinque giorni dal voto per tentare di contenere il gravissimo danno era un elementare dovere politico, mio per primo e collettivo di Fare poi
- far discendere da questo che Fare sia stato e sia un movimento politico come e peggio di quelli di Berlusconi e Grillo, cioè basati su potere e fideismo personale nel primo caso, e su leaderismo indiscusso nel secondo caso, è assolutamente privo di fondamento. In Fare non c'è potere da gestire, in mesi di campagna elettorale ho detto in pubblico che i fondatori erano migliori di me. Ancora su Panorama due settimane fa, l'unica volta che sono pubblicamente tornato sull'argomento, ho ripetuto che Zingales è una persona di assoluto valore. Allo stesso modo, io ho compiuto errori gravi, ma non rispondo in Tribunale di malversazioni pubbliche o private né di omicidio, come i Berlusconi e Grillo citati
- cosa ulteriormente diversa è affermare sulla base del numero di “I like” su Internet che questa o quella posizione personale sarebbero la vera espressione della base del movimento, perché con questo criterio viene meno ogni fondamento democratico della rappresentanza: vale in un movimento politico, a cominciare dal proprio, come nelle istituzioni
- il punto è che che cosa fare vorrà fare ora, e per il futuro. C'è la base per tenere congressi al più presto. Mi auguro che superino il limite della fase iniziale, nella quale per forza di cose si doveva applicare il principio della nomina dall'alto. Come l'equivoco di fondatori che, senza impegnarsi direttamente in Italia, hanno ritenuto comunque di essere depositari non degli indirizzi programmatici, ma di un giudizio di ultima istanza su ogni passaggio politico
- attenti tutti a un doppio mix fatto di moralismo apolitico e di mitizzazione della rete: il giacobinismo nasce nella storia su questo terreno, il personalismo – non uso deliberatamente la parole “liberalismo”, poiché veniamo da culture diverse – si fonda sul presupposto che c'è differenza eccome tra violazioni personali che non violano leggi e regolamenti, mentre la pura democrazia diretta – oggi attraverso la rete – diventa facilmente strumento nelle mani di leader, se non la si contempera con la democrazia rappresentativa
- infine, resta la mia profonda curiosità di capire come la pensino gli aderenti di Fare sulla politica da condurre: abbiamo impedito al Pdl il premio di maggioranza alla Camera, e su questo non ho visto una parola; Renzi è un speranza per il futuro, ma starei molto attento a puntare su una mera prospettiva di scelta interna del Pd che in campagna elettorale si è rivelato come prima e peggio di prima; Monti è in via di defilamento istituzionale, in Italia o in Europa, e c'è il problema del rapporto con la sua area elettorale; ma innanzitutto c'è un problema di fondo, perché senza una diversa legge elettorale il limite della testimonianza isolata è fortissimo, mentre l'indicazione di un diverso modello elettoral-istituzionale può dare a Fare prospettive diverse; i molti punti di contatto con le tesi M5S in materia di costi della politica e democrazia partecipata non possono evitare l'impossibilità di condividere i fondamenti della loro politica economica, europea e di finanza pubblica.

Tutto questo mentre il Paese è in ginocchio, gli aggravi fiscali automatici che entreranno in vigore quest'anno preserveranno l'avanzo primario ma incrudiranno la recessione, strage d'impresa e disoccupazione.

Buon dibattito congressuale a tutti, dal vostro ultimo modesto aderente.

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