Ho ricevuto questa lettera da parte del Coordinamento FARE Lazio, purtroppo non sono riuscito a trovare la fonte (il pc mi s'è impallato) e me ne scuso; tuttavia lo pubblico perchè rappresenta certamente domande condivisibili e amare riflessioni cui ognuno di noi deve dare una risposta....ma quale?
OSCAR
GIANNINO risponde a Zingales
Ho letto la nuova esternazione di un fondatore di Fare sulle note vicende
intervenute, le mie bugie, e la natura stessa del movimento che abbiamo messo
in piedi. Questa volta, non sto zitto. Non ho alcuna intenzione di esprimere
opinioni offensive, ma di invitare tutti a usare toni commisurati alla realtà.
Preferisco esprimermi per brevi punti, senza annoiare:
- quanto ai fatti, ripeto che personalmente ho dichiarato all'Ansa per primo di
non avere titoli accademici, mentre le esternazioni pubbliche di fondatori sono
venute dopo. Idem dicasi per la mia decisione di dimissioni.
porsi il problema di come gestire la cosa a cinque giorni dal voto per tentare
di contenere il gravissimo danno era un elementare dovere politico, mio per
primo e collettivo di Fare poi
- far discendere da questo che Fare sia stato e sia un movimento politico come
e peggio di quelli di Berlusconi e Grillo, cioè basati su potere e fideismo
personale nel primo caso, e su leaderismo indiscusso nel secondo caso, è
assolutamente privo di fondamento. In Fare non c'è potere da gestire, in mesi
di campagna elettorale ho detto in pubblico che i fondatori erano migliori di
me. Ancora su Panorama due settimane fa, l'unica volta che sono pubblicamente
tornato sull'argomento, ho ripetuto che Zingales è una persona di assoluto
valore. Allo stesso modo, io ho compiuto errori gravi, ma non rispondo in
Tribunale di malversazioni pubbliche o private né di omicidio, come i
Berlusconi e Grillo citati
- cosa ulteriormente diversa è affermare sulla base del numero di “I like” su
Internet che questa o quella posizione personale sarebbero la vera espressione
della base del movimento, perché con questo criterio viene meno ogni fondamento
democratico della rappresentanza: vale in un movimento politico, a cominciare
dal proprio, come nelle istituzioni
- il punto è che che cosa fare vorrà fare ora, e per il futuro. C'è la base per
tenere congressi al più presto. Mi auguro che superino il limite della fase
iniziale, nella quale per forza di cose si doveva applicare il principio della
nomina dall'alto. Come l'equivoco di fondatori che, senza impegnarsi
direttamente in Italia, hanno ritenuto comunque di essere depositari non degli
indirizzi programmatici, ma di un giudizio di ultima istanza su ogni passaggio
politico
- attenti tutti a un doppio mix fatto di moralismo apolitico e di mitizzazione
della rete: il giacobinismo nasce nella storia su questo terreno, il
personalismo – non uso deliberatamente la parole “liberalismo”, poiché veniamo
da culture diverse – si fonda sul presupposto che c'è differenza eccome tra
violazioni personali che non violano leggi e regolamenti, mentre la pura
democrazia diretta – oggi attraverso la rete – diventa facilmente strumento
nelle mani di leader, se non la si contempera con la democrazia rappresentativa
- infine, resta la mia profonda curiosità di capire come la pensino gli
aderenti di Fare sulla politica da condurre: abbiamo impedito al Pdl il premio
di maggioranza alla Camera, e su questo non ho visto una parola; Renzi è un
speranza per il futuro, ma starei molto attento a puntare su una mera
prospettiva di scelta interna del Pd che in campagna elettorale si è rivelato
come prima e peggio di prima; Monti è in via di defilamento istituzionale, in
Italia o in Europa, e c'è il problema del rapporto con la sua area elettorale;
ma innanzitutto c'è un problema di fondo, perché senza una diversa legge
elettorale il limite della testimonianza isolata è fortissimo, mentre l'indicazione
di un diverso modello elettoral-istituzionale può dare a Fare prospettive
diverse; i molti punti di contatto con le tesi M5S in materia di costi della
politica e democrazia partecipata non possono evitare l'impossibilità di
condividere i fondamenti della loro politica economica, europea e di finanza
pubblica.
Tutto questo mentre il Paese è in ginocchio, gli aggravi fiscali automatici che
entreranno in vigore quest'anno preserveranno l'avanzo primario ma incrudiranno
la recessione, strage d'impresa e disoccupazione.
Buon dibattito congressuale a tutti, dal vostro ultimo modesto aderente.
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